Ieri con @prefigured_ accompagnate da @giu.mastropietro, grazie a @gio_melandri e @bartolomeo.pietromarchi, abbiamo varcato la soglia di Casa Balla che è visitabile grazie all’impegno del @maxxi. Un’esperienza superiore a ogni aspettativa. Sembrava di stare dentro quelle foto che guardavo quando studiavo storia dell’arte. E immaginavo quelle vite totali dei ribelli delle avanguardie del novecento. Quella casa di edilizia popolare in via Oslavia, tutta dipinta in camouflage di colori diversi. E i mobili tutti fatti a mano senza chiodi, ad incastro. Costruzioni meravigliose per trasformare quell’appartamento seriale nel proprio universo. E poi Le lampade e le piastrelle e i piatti... i vestiti, prolungamento e impronta dei corpi per cui erano stati disegnati. Incastri di tessuti colorati trasformando l’abito in un atto creativo, in un atto costruttore di nuovi oggetti. Dalla casa all’universo e ritorno” si titola il libro dedicato a Casa Balla @marsilioeditori. Elica e Luce le figlie, entrambe pittrici, l’hanno abitata fino alla morte. Regine solitarie. Lo scopo del Futurismo scrive Germano Celant, nel catalogo Il tempo e la moda: “non è la formalità di un pensiero visivo, ma l’intervento fattuale nel mondo del vissuto, in tutte le sue manifestazioni linguistiche”. L’atmosfera era densa delle presenze che l’avevano abitata. Ho pensato a Palazzeschi. Poi il ritorno con @prefigured_ a parlare dei sui Modificanti after Balla e a guardare le figure del bellissimo catalogo a cura di @domitilladardi e @bartolomeo.pietromarchi progettato da @leonardosonnoli .