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Non ci sono ancora dati ufficiali ma è facile supporre che il nome di Haider Ackermann vedrà una crescita esponenziale nelle ricerche online. Il motivo? Il riflessivo stilista franco-colombiano amato da una certa Hollywood, Tilda Swinton su tutte, ha firmato la tuta rosso fuoco con schiena nuda indossata da Timothée Chalamet sul red carpet di Venezia. Il legame tra moda e star di Hollywood è stato ribadito dall’altro golden boy della 79esima edizione della Mostra, Harry Styles, presente sul tappeto rosso con il Direttore Creativo di Gucci, Alessandro Michele, che lo ha vestito per l’occasione.⁠ ⁠ In entrambi i casi, le loro apparizioni hanno scatenato non solo un profluvio di meme e i pianti di chi li ha visti dal vivo, ma anche riflessioni di sociologici e critici della moda sul forte impatto che le loro scelte stilistiche hanno sul resto del mondo, divenendo “poster boy” di una mascolinità 3.0 – serenamente fluida, per nulla a disagio con la fragilità e l’erotizzazione del corpo. Molto meno, in proporzione, si è parlato dei film di cui sono protagonisti, stuzzicando chi si infastidisce per la pervasività mediatica della moda, capace di oscurare il motivo stesso per il quale attori e registi confluiscono a settembre a Venezia, cioè la visione in anteprima dei film che segneranno la prossima stagione.⁠ ⁠ Usare gli abiti e la propria potenza mediatica come Maison per propugnare una visione contemporanea del maschile – una boccata di aria fresca e necessaria in una cultura che continua ad essere segnata da un approccio patriarcale ed eteronormativo – è però, fuor di dubbio, un intento assai lodevole: basterà questo a farci “accettare” la smisurata attenzione mediatica sui look, o in fondo, c’è troppa moda alla Mostra del Cinema?⁠ ⁠ 🖋️ @giuliana_matarrese⁠ ⁠ #timothéechalamet #harrystyles #gucci #redcarpet #mostravenezia #venezia79 #menswear #styleinspo #stylemagazineitalia
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