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Sarò impopolare, ma lo spettacolo delle “mangiatrici di banane” di qualche sera fa è sì- per mio gusto personale- uno squallido spettacolo, grottesco, imbarazzante e per niente divertente, ma nessuna donna viene maltrattata, obbligata a partecipare e dunque no, non si può condannare il maschio per averlo proposto non solo nei club privati, dove avviene senza simulazione. Gridare allo scandalo come se ci fossero donne da salvare è inutile. Chi sono io per prendermela con un maschio che ha di fronte delle ragazze che si inginocchiano compiacenti, divertite e senza considerare umiliante quello spettacolo? Se è la donna che lo considera un gioco, vorrà dire che le piace giocare così. Esistono vari modi di concepire il divertimento a sfondo sessuale, di provocare e di usare il proprio corpo (ormai sdoganato sui social anche di adolescenti con la compiacenza di genitori che non hanno capito che il social non è un buco della serratura, ma una voragine). Non devo dunque definire io la volgarità, perché per me risiede in varie sfumature perfino meno evidenti. Uno spettacolo che ha per oggetto una simulazione sessuale, senza giustificazione artistica, è assimilabile alla pornografia e semmai è di questo che si dovrebbe parlare: è giusto renderlo pubblico e accessibile senza limiti? “La Corte Suprema dice che la pornografia è qualunque atto che non ha valore artistico e provoca in pensieri sessuale. Praticamente ogni pubblicità che vediamo” lo dice il comico @billhicks_fbpage . Dove non c’è una situazione di subalternità, di obbligo, possiamo sentirci sconsolate, ma niente di più. Possiamo martellare nei nostri ambiti in modo da sensibilizzare e far sviluppare culture differenti, possiamo sperare che il prossimo anno quel palco sia vuoto, che si impegnino meglio le proprie serate, che quelle ragazze si facciano delle domande in più. "Purtroppo accade anche e ancora questo”, ma tutto qui.
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